Origini
Dall'alto Rinascimento all'inizio del XX secolo
Fin dai suoi inizi la Villa il Palmerino mantenne forti connessioni con i centri culturali del centro di Firenze, nonostante la sua distanza dalla città. Uno dei primi resoconti pubblicati sulla proprietà appare in una nota in un'edizione critica ottocentesca delle Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti di Giorgio Vasari (1568). L'annotazione evidenzia la precoce connessione tra la villa e il patrimonio culturale fiorentino. Gaetano Milanesi, nel suo commento alla "Vita di Luca Della Robbia", fornisce una breve biografia dei fratelli Agostino e Attaviano di Duccio per correggere l'errata affermazione del Vasari che i due artigiani fossero fratelli dei Della Robbia. Mentre Agostino ha guadagnato più notorietà critica per le sue sculture, Attaviano è direttamente collegato al Palmerino: Ottaviano [sic], suo fratello, nato nel 1422, era un orafo di professione.
Dai libri amministrativi del Comune di Firenze, si apprende che costruì per la mensa della Signoria nel 1478 due bacinelle d'oro; brunì due scatole da pasticceria e due refrigeratori; ricondizionò una scatola per le spezie, due saliere, il coperchio di una scatola da pasticceria, una ciotola, quattro forchette e un cucchiaio, due saliere [sic], e un candelabro. Per la cappella del palazzo [Palazzo della Signoria] fece brillare un incensiere. Possedeva un podere che fu poi chiamato il Palmerino e ultimamente Villa PierUccioni situato vicino al torrente Affrico. Alla sua morte passò alle nipoti Lorenza e Margherita, figlie del fratello Agostino, la prima sposata a Leonardo Nelli, l'altra a Bernardo Palmerini.
Questi legami con il successo artistico ed economico della città continuarono quando la proprietà passò sotto il controllo dell'Ordine di Santo Stefano, un'organizzazione che molti hanno sostenuto essere una forma primaria di una nuova aristocrazia fiorentina nel primo periodo moderno. Quando l'Ordine fu sospeso, il Palmerino divenne proprietà dei Frati Minori Conventuali di Santa Croce a Firenze, un'organizzazione centrale nella vita religiosa della città. Con il passaggio della legge eversiva, le leggi della metà del XIX secolo che sopprimevano gli ordini religiosi in Italia, la proprietà passò allo stato e fu successivamente venduta all'asta al conte Pier Luigi Uguccioni, poi venduta di nuovo al conte Pio Resse, il proprietario quando la famiglia di Lee iniziò ad affittare la villa nel 1889.
Inoltre, per i suoi numerosi progetti di restauro, tra cui il Palmerino, il conte Resse assunse l'architetto locale Corinto Corinti, lui stesso coinvolto nella documentazione dei quartieri storici che furono poi demoliti dalla ristrutturazione di fine Ottocento del ghetto di Firenze, contro cui Vernon Lee era si era tanto battuta. Dopo l'improvvisa partenza della famiglia Resse da Firenze, il Palmerino fu nuovamente venduto all'asta a Oreste Loni, e Loni a sua volta vendette la proprietà a Vernon Lee nel 1906.