dal 24 marzo al 6 Aprile tutti i giorni dalle 15 alle 19 presso la sede dell'Associazione
Arrivando per la prima volta in residenza al Palmerino nel 2007, Susan Duca ci ha permesso di essere testimoni privilegiati, se non perfino di condividere con lei i primi impulsi, di un lavoro fotografico che fin da subito aveva tra i propri cardini il tema del cambiamento all’interno del tempo.
Adesso la possibilità di esporre qui questo importante aggiornamento della mostra storica STOP. RUN. PLAY. diventa non solo un onore, ma anche una necessità: poter parlare di scuola, di relazioni, di educazione e pedagogia in un momento così delicato in cui si riprendono in mano i codici educativi attualizzando le necessità pedagogiche di un tempo particolare come quello post-pandemico, altamente tecnologico e d’integrazione per le varie culture che caratterizzano le classi di oggi.
Come poter ascoltare il corpo e sostenere degli apprendimenti attraverso di esso? Come “gestire” le differenze? Come accompagnare i nostri ragazzi nei loro processi di apprendimento anche informali delle intelligenze multiple?
Forse percorrendo questo racconto per immagini, ben diverse dai contemporanei selfies, si possono trovare delle risposte a questi quesiti. Soprattutto unendo quel mondo dell’infanzia agli sguardi di oggi dei protagonisti che si proiettano verso una nuova fase con le intuizioni che Susan Duca è riuscita a catturare in questi nuovi scatti.
Stop. Run. Play." ha debuttato come mostra personale al Newport Art Museum nel 2011 e in seguito è stata presentata sempre lo stesso anno nel giardino della Scuola Città Pestalozzi, successivamente nel 2013 è stata esposta per quattro mesi a Villa Le Balze, Georgetown University Study Center.
Il corpus fotografico di Susan Duca segue un gruppo di bambine e bambini che frequentano una scuola pubblica a Firenze, la Scuola-Città Pestalozzi, attraverso gli otto anni di crescita, gioco, apprendimento e relazione. Il suo lavoro cattura l'energia, l'affettività e lo spirito libero dei suoi giovani soggetti e crea un diario visivo dei legami sociali e fisici che forse stavano diminuendo nei sistemi educativi americani, ma che ha ritrovato in questa esperienza speciale a Firenze.
L’esposizione originale non segue un ordine cronologico prestabilito, ma documenta la stessa classe ogni anno, a partire dal novembre 2000 fino al loro diploma nel giugno 2008. Duca alterna foto scattate da una Holga di plastica più spontanea ad una precisa Rolleiflex, passando con disinvoltura dall'aula al gioco in giardino.
SUSAN DUCA ha conseguito un BFA in Belle Arti e Fotografia presso il Pratt Institute. Ha esposto le sue fotografie in varie sedi nel Nord-Est degli Stati Uniti e il suo lavoro professionale comprende il ruolo di direttore della fotografia per Grand Circle Travel & Oversees Adventure Travel, Boston, e di redattore associato per Aperture. E’ stata artista in residenza del Palmerino per oltre dieci volte.
Svoltando un angolo, ho notato dei bambini che correvano lungo una strada. Erano ben vestiti e arrivavano alla spicciolata, in sella a biciclette e scooter o a piedi con i genitori. …Un portone si apre e i bambini scompaiono in un edificio dietro a Santa Croce. All’istante la strada ritorna deserta. È per un caso che ho scoperto la Scuola-Città Pestalozzi in via Casine a Firenze. Da quell'incontro fortuito è nato il progetto Stop. Run. Play. È iniziato quel giorno di novembre del 2000, quando sono entrata nel giardino della scuola sotto gli sguardi curiosi dei bambini, e si è sviluppato negli otto anni successivi.
All'inizio ricambiavo i loro sguardi, colpita da una libertà che ricordavo dai tempi della mia scuola. Avevo notato, grazie a mio figlio, come stavano cambiando le relazioni tra i bambini nelle scuole americane. Era vietato toccarsi. Le lotte, i giochi violenti e le capriole portavano a punizioni. I ragazzi e le ragazze tendevano a separarsi e raramente giocavano insieme durante la ricreazione. Gli studenti più grandi non interagivano spesso con quelli più piccoli. L'energia, l'affetto e lo spirito libero che ho visto in questi bambini italiani, questo concetto di libertà di gioco - come i ragazzi e le ragazze che si uniscono nei giochi o nelle conversazioni, attraverso anche le zuffe e le spinte - mi hanno fatto rivivere i ricordi della mia infanzia.
S.Duca
S. Duca
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