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Judson Monroe

Colorado, Stati Uniti

2015 / 2016 / 2017 / 2019



Judson è di casa a Firenze e al Palmerino; si muove infatti con naturalezza come se fosse sempre stato parte della grande famiglia. Il suo arrivo, generalmente fuori stagione, era molto frequente prima di mettere su famiglia (ha ben tre figli nati dalla sua unione con Sarah) che ha conosciuto a Firenze nella stessa scuola dove ha studiato pittura e insegnato storia dell’arte, la Florence Art Accademy. Adesso ritorna un po’ meno, ma è sempre pronto a compiere uno dei suoi viaggi ricorrenti a “caccia” di scorci e sensazioni da fermare sulla tela e se la sua famiglia preferisce il confort di un lussuoso hotel a Firenze, lui armato della sua enorme tavolozza, non disdegna la collina e il nostro rifugio.


Judson è un pittore colto che grazie alla sua ricca conoscenza e amore per la storia della pittura riesce a mantenere un atteggiamento distaccato e modesto verso la sua arte e la sua carriera. Sempre pronto a sponsorizzare gli altri e anche a sostenerli nella loro crescita.


Ci ha sempre colpito il suo essere al centro di una fitta rete di artisti molti conosciuti qui a Firenze nei suoi anni di formazione e mai abbandonati. Ma oltre la conoscenza del presente Judson è capace di mettere in relazione le varie scuole e gli artisti del secolo scorso sia nel suo paese che in Europa conoscendone profondamente le vicende e le connessioni artistiche. Questo aspetto ci ha permesso anche di rintracciare molte notizie sulle vicende americane di Federigo Angeli e del suo maestro Julius Rolshoven, ma anche della vicenda di Sargent e Vernon Lee segnalandoci alcune opere di cui non conoscevamo l’esistenza.


Con Judson sono venuti al Palmerino altri artisti sempre incoraggiati nel loro lavoro a cui ha mostrato i suoi posti preferiti, portandoli nei luoghi segreti di Fiesole e Settignano o a Bellosguardo, cercando comunque d’immortalare sempre degli spazi colmi di storia che avessero oltre al paesaggio anche uno spirito da raccontare.


Al fine della sua giornata al cavalletto era solito bere un calice di vino con Stefano parlando di libri e di autori; la sua curiosità e anche la sua dimestichezza con la lingua italiana lo rendono un complice e un conversatore in ascolto mai banale, ma anzi stimolo continuo per approfondire le ricerche.





Generosamente ci ha lasciato delle opere che accrescono la nostra collezione, immortalando anche la mitica Volkswagen della mamma abbandonata nel campo o l’ultima parte di via Lungo l’Affrico al Salviatino all’imbrunire, un tempo via Piagentina, il bel viale di cipressi della passeggiata verso Settignano al tramonto e la casa dei Michaellis in Maremma. Ognuno con una luce propria ben definita che lo caratterizza e che ci racconta di non solo un luogo ma anche dei Luoghi con la L maiuscola nei quali è sempre avvenuto qualcosa di speciale che si collega alla storia dell’arte di questa città.







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